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hiv-Ab

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HIV - anticorpi anti

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Tempi di consegna del referto: 1 giorno

Prenotazione: No

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SINONIMI

HIV-Ab

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SIGNIFICATO CLINICO

Si conoscono due tipi di HIV, il tipo 1 (HIV 1) ed il tipo 2 (HIV 2) e lo screening per la ricerca degli anticorpi riguarda entrambi; se confermata (mediante tecnica western blot), la presenza degli anticorpi anti HIV 1/2 indica solo l’avvenuto contagio.
Il virus HIV
L'HIV-1 è un retrovirus appartenente alla sottofamiglia dei Lentivirus. I retrovirus umani sono virus con un patrimonio genetico formato di un filamento di RNA e dotati di un particolare enzima, chiamato trascrittasi inversa, che fa trascrivere in DNA l'informazione genetica contenuta nell'RNA del virus.
HIV-2 è, dal punto di vista strutturale, molto simile ad HIV-1. Oltre alle popolazioni cellulari di linfociti T CD4+, che rimangono il bersaglio preferenziale di HIV, il virus è in grado di infettare anche altre cellule, quali quelle della retina, varie cellule del sistema nervoso centrale e cellule del sistema endocrino appartenenti alla mucosa intestinale.
Una volta penetrato nella cellula infettata, HIV libera il proprio patrimonio genetico rappresentato da RNA, e grazie all'attività della trascrittasi inversa, trasforma il suo RNA in DNA, capace di integrarsi con i geni della cellula ospite. L'infezione nei linfociti può restare silente, cioè la cellula sopravvive, trasportando il genoma del virus, chiamato provirus, come parte del proprio patrimonio genetico. Occasionalmente il provirus può "esprimersi", cioè venire trascritto, obbligando la cellula a produrre numerose nuove particelle virali; in tal caso il linfocita T infetto va incontro a morte, lisa (si rompe) e libera i virus in esso contenuti, che possono ulteriormente infettare altri linfociti T.
Modalità d'azione del virus:
Subito dopo il contagio si verifica un'intensa attività di replicazione di HIV che si accompagna ad elevati livelli di replicazione virale e lisi di linfociti T CD4+ (prima infezione).
Successivamente, in un periodo di tempo compreso tra 1 settimana e 3 mesi, si va instaurando una risposta immunitaria (chiamata sieroconversione) che porta all'eliminazione del virus libero dal torrente circolatorio (sangue), ma non dalle cellule e dai tessuti che ne rappresentano i réservoirs (riserve) abituali. Nonostante l'apparente scomparsa (in questa fase è difficilmente evidenziabile anche con indagini di coltura cellulare), HIV persiste in stato di quiescenza nei linfonodi o in altri organi bersaglio nei quali si è disseminato nella fase viremica (la prima fase, di intensa replicazione).
All'infezione acuta ed al successivo consolidamento della risposta immunitaria, segue una fase caratterizzata da bassi livelli di replicazione virale e sostanziale conservazione dell'immunità a livelli pressoché normali. Questo periodo è definito di "latenza" o di "quiescenza", peraltro solo apparente, in quanto nei tessuti linfatici la replicazione di HIV rimane attiva.
Il linfonodo rappresenta un ambiente particolarmente favorevole alla replicazione del virus. Esso, infatti, è ricco di cellule immunitarie suscettibili all'infezione. La maggior parte dei linfociti infetti rimane imprigionata nella struttura ghiandolare del linfonodo; il numero di cellule infette circolanti, pertanto, rimane molto basso per un lungo periodo di tempo.
La fase di quiescenza può venire interrotta occasionalmente per il sopravvenire di stimoli in grado di attivare la replicazione virale. Tra gli eventi attivatori, più efficaci sembrano figurare altre infezioni, in particolare se sostenute da virus linfotropi, cioè che a loro volta infettano le cellule immunitarie ed i tessuti linfatici, per esempio i virus dell'Herpes.
La replicazione virale è bassa ma persistente e, con il tempo altera le caratteristiche strutturali e funzionali dell'apparato ghiandolare linfatico. Nelle fasi avanzate di malattia si giunge ad un profondo sovvertimento della struttura dei linfonodi, che appare completamente scompaginata e non più in grado di trattenere i linfociti T CD4 infetti. La loro progressiva riduzione numerica è un complesso fenomeno dovuto a molti fattori, solo in parte provocati dalla lisi di cellule causata direttamente da HIV. Esso è infatti anche legato alla produzione, indotta dal virus, di sostanze che inibiscono la genesi di nuovi di linfociti T CD4+ , alla più rapida morte cellulare programmata (apoptosi), osservata anche in linfociti CD4 non infetti, ed alla lisi anche delle stesse cellule non infette, che esprimono sulle loro membrane equivalenti delle proteine del virus.
Questa lisi è ad opera di altre cellule immunitarie che le identificano come cellule "malate".
Nel prolungato periodo asintomatico si creano quindi le condizioni per lo sviluppo del deficit dell'immunità che predispone all'insorgenza dell'AIDS conclamata.
Le analisi per la diagnosi di HIV sono principalmente:

1. La ricerca degli anticorpi anti-HIV
2. Il test di conferma o di Western Blot
3. I test di biologia molecolare
4. Il conteggio dei linfociti CD4 ("helper") e CD8 ("suppressor").

Anticorpi anti-HIV: è una analisi di screening che non inquadra, però, il "periodo finestra" (che dura da 15 giorni fino 6 mesi) perché in questa fase non sono ancora presenti gli anticorpi.
• Se il risultato è "presente" o "positivo" significa che la persona è venuta a contatto con il virus, ma potrebbe non avere contratto la malattia.
Per questo è consigliabile eseguire il test di conferma (o di Western Blot).
Test di conferma o di Western Blot:
• Se il risultato è "presente" o "positivo" significa che la persona ha contratto la malattia, quindi, è infetta ed infettante. Questo test non solo conferma la sieropositività, ma, in più, suddivide i vari tipi di anticorpi presenti, che è molto importante per stabilire la cura e per un inquadramento generale dell'evoluzione della malattia.
Test di biologia molecolare:
• Se il risultato è "presente" o "positivo" significa che la persona è venuta a contatto con il virus e l'importanza di questo esame risiede nel fatto che individua la presenza dell'HIV fin dal "periodo finestra".

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INDICAZIONI CLINICHE

Screening, sorveglianza delle esposizioni

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TIPO DI CAMPIONE

Il paziente si deve sottoporre ad un prelievo di sangue.

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PREPARAZIONE

E’ necessario osservare un digiuno di almeno 8 ore, è ammessa l’assunzione di una modica quantità di acqua.

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VALORI DI RIFERIMENTO

Negativo: < 0.25
Positivo: > 0.25
I test di IV generazione rilevano oltre che la presenza di anticorpi anche quella dell'Ag P24.

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METODO

E.L.F.A. Biomerieux

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LABORATORIO DI ESECUZIONE

Laboratorio Analisi Mediche dr. Bruno srl

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ESAMI CORRELATI

HIV RNA, HIV test di conferma

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LINK UTILI

www.salute.gov.it

www.salute.gov.it

www.lila.it






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