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TEST DI COOMBS

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Tempi di consegna del referto: 3 giorni

Prenotazione: No

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SIGNIFICATO CLINICO

Il test di Coombs valuta la presenza di anticorpi in grado di attaccare e distruggere i globuli rossi. Noto anche come test dell'antiglobulina, questo esame è stato messo a punto nel lontano 1945 dagli immunologi di Cambridge Robin Coombs (dal quale prende il nome), Arthur Mourant e Rob Race.

Il
test di Coombs diretto consente di individuare la presenza di eventuali anticorpi, o di frazioni del complemento, adesi direttamente alla superficie dei globuli rossi. Si tratta di un esame importante nella diagnosi delle cosiddette anemie emolitiche immuno-mediate, causate cioè dalla presenza di anticorpi che aggrediscono e danneggiano i globuli rossi.
Il test di Coombs diretto può quindi essere prescritto in presenza di anemia o ittero di origine sconosciuta.
Il meccanismo dell'emolisi può essere autoimmunitario (lupus eritematoso sistemico, mononucleosi infettiva, sindrome di Evans ecc.), alloimmunitario (ad esempio quando si riceve una trasfusione di sangue non compatibile), oppure indotto dall'assunzione di particolari farmaci (chinidina, metildopa e procainamide).

Il
test di Coombs indiretto rileva la presenza di anticorpi liberi contro i globuli rossi, quindi svincolati dal legame con le emazie.
Il test di Coombs indiretto viene eseguito sul sangue della madre durante la gravidanza, per valutare la presenza di anticorpi anti-Rh e l'opportunità di eventuali misure profilattiche. Il test di Coombs indiretto è anche una parte essenziale dei test di compatibilità pretrasfusionale.
Il test di Coombs indiretto risulta indispensabile nella donna in gravidanza nel caso in cui il sangue della madre sia di tipo Rh- (negativo) e il sangue del padre Rh+ (positivo). Se il bambino risulta di tipo Rh+ (positivo) alcuni globuli rossi del feto possono passare alla mamma attraverso la placenta e, quindi, potrebbero prodursi nell'organismo della donna degli anticorpi che agiscono contro il sangue del bambino (che è ritenuto estraneo e, quindi, da combattere). Il problema si pone non tanto nella prima gravidanza, in cui le difese della donna sono deboli, quanto, piuttosto, in quella successiva se il figlio risulta ancora Rh+ (positivo), perché gli anticorpi della mamma sono già presenti e, quando i globuli rossi del bambino passano nella donna attraverso la placenta, si scatena una reazione di difesa dell'or­ganismo. Gli anticorpi della mamma possono, infatti, a loro volta passare al feto attraverso la placenta e provocare una alterazione nei globuli rossi del bambino provocandogli una forte anemia. Per questo oggi, una volta nato il primo bambino con sangue di tipo Rh+ (positivo), si esegue una profilassi sulla mamma entro settantadue ore dalla nascita, cioè le si fa una iniezione per rendere inattivi gli eventuali anticorpi e rendere possibile una eventuale seconda gravidanza con un bambino con sangue Rh+ (positivo) senza pericoli. Non si verifica, invece, alcun problema se entrambi i genitori sono Rh-(negativi) oppure se la madre è Rh+ (positiva) e il padre Rh- (negativo) o se il futuro bambino è Rh- (negativo) perché non si innesca la produzione di anticorpi.

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INDICAZIONI CLINICHE

Verifica nella gestante dell’eventuale presenza di anticorpi rivolti contro i globuli rossi fetali.

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TIPO DI CAMPIONE

Il paziente si deve sottoporre ad un prelievo di sangue.

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PREPARAZIONE

E’ necessario osservare un digiuno di almeno 8 ore, è ammessa l’assunzione di una modica quantità di acqua.

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VALORI DI RIFERIMENTO

Negativo

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METODO

Immunologico

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LABORATORIO DI ESECUZIONE

Laboratorio Tigullio Rapallo

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ESAMI CORRELATI


Gruppi sanguigni






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